SCOPRI CHE COSA CREDI
Crediamo di conoscere le nostre convinzioni, o perlomeno buona parte di esse, ma non è così. Abbiamo moltissime convinzioni che non sappiamo di avere. E sono proprio queste ultime le principali responsabili dei nostri problemi. Per questo è fondamentale sapere con certezza che cosa crediamo, tenendo presente che quello che pensiamo di credere non è sempre quello che il nostro inconscio crede.
Come possiamo allora individuare le nostre convinzioni limitanti? Dobbiamo diventare dei detective della mente, dei ricercatori delle nostre convinzioni, soprattutto di quelle inconsce. E per far questo dobbiamo osservarci attentamente: l’osservazione è uno strumento potentissimo. Vediamolo in azione.
OSSERVA I TUOI PENSIERI
Sapete quanto pensiamo? Tra i 60 mila e i 70 mila pensieri al giorno. Sapete che cosa pensiamo? Perlopiù quello che abbiamo pensato il giorno prima e il giorno prima ancora. Questo dato dovrebbe metterci seriamente in guardia e farci riflettere sulla ripetitività della nostra mente. E quindi dei nostri problemi. Se vogliamo che qualcosa cambi nella nostra vita, dobbiamo iniziare a pensare diversamente e introdurre la creatività nella nostra mente monocorde. “Non possiamo risolvere un problema con lo stesso pensiero che lo ha generato” Einstein ci insegna, e invece ciò che facciamo è esattamente rimuginare sempre sulla stessa manciata di pensieri, rimanendo con le nostre difficoltà irrisolte.
Come si scelgono i pensieri? Si scelgono partendo dagli obiettivi. Se voglio ottenere qualcosa devo iniziare a pensare coerentemente con ciò che voglio ottenere. Credere, ad esempio, di non avere mai abbastanza denaro non è in allineamento col creare prosperità e, anche se in questo momento è assolutamente vero che abbiamo pochi mezzi, è più produttivo credere che siamo in grado di procurarci il denaro di cui abbiamo bisogno. Questo non è illudersi: è rendere la mente ricettiva, e cioè pronta a cogliere le opportunità che si possono presentare nella direzione del nostro obiettivo. Pensare alle nostre difficoltà costantemente, come invece tendiamo a fare, non fa che rinforzarle.
Ogni volta che rintracciamo un pensiero negativo fermiamoci un attimo e chiediamoci quale sia la convinzione che lo sostiene. Poi cambiamo convinzione e pensiero. Scegliere i nostri pensieri è un atto di potere. Il più grande di cui disponiamo.
OSSERVA LE TUE EMOZIONI
Un altro preziosissimo metodo per individuare le nostre convinzioni limitanti è quello di osservare le nostre emozioni: paura, insicurezza, rabbia, frustrazione, tristezza, preoccupazione, stress ecc., segnalano che la nostra armonia è stata compromessa. Le emozioni, infatti, non dipendono da ciò che accade fuori di noi, ma dipendono da come interpretiamo ciò che accade.
Ogni nostra emozione è un segnale preciso in grado di fornirci informazioni importanti su di noi. Se ignoriamo le nostre emozioni, ignoriamo queste informazioni. Qualsiasi sofferenza emotiva ci invita a fermarci e a guardarci dentro, perché lì c’è la chiave del nostro benessere.
Ecco come fare. Quando proviamo un’emozione dolorosa, come la rabbia, la vergogna, la tristezza, o altro, dobbiamo tradurre quell’emozione in un pensiero compiuto. Ad esempio, se mi arrabbio perché qualcuno mi ha trattato male il pensiero potrebbe essere: “nessuno mi rispetta”; se mi intristisco perché una persona che mi interessa non mi ricambia, il pensiero potrebbe essere “io non piaccio”; se fatico a raggiungere un obiettivo che mi sono prefissato, il pensiero potrebbe essere: “sono incapace”; eccetera.
Insomma, si tratta di andare alla ricerca del pensiero che sintetizza l’emozione che stiamo provando. Il pensiero racchiuso in quell’emozione è la nostra convinzione limitante inconscia.
Riassumiamo. Come prima cosa osservo l'emozione che sto provando, poi la traduco in un pensiero chiaro: quella è la mia convinzione limitante inconscia.
La sofferenza emotiva in molti casi è, infatti, il segnale di una nostra risorsa bloccata: una risorsa che possiamo liberare trasformando la convinzione limitante che ne è alla base.
OSSERVA LE TUE PAROLE
Le parole, come i pensieri, nascono dal nostro sistema di convinzioni profondo. Le parole possono essere molto violente e attirare violenza. Non è necessario arrivare agi insulti per fare della violenza, è sufficiente criticare, sparlare di persone non presenti, riportare pettegolezzi, o dare la nostra visione negativa di qualcuno lasciando che chi ci ascolta si faccia un’idea preconcetta di quella persona o del suo operato.
Utilizziamo parole violente anche quando diciamo all’altro come deve essere o co-me si deve comportare, cercando di imporgli la nostra verità: voler cambiare gli altri è di per sé un atto di violenza. Diverso è invece comunicare con loro dal livello del cuore, in modo empatico, senza salire in cattedra e prevaricare l’altro.
D’altro canto è anche violento permettere agli altri di trattarci con parole poco rispettose e, se questo accade ripetutamente, allora saremo in presenza di una doppia violenza: quella che sta usando la persona che ci maltratta e quella che noi stiamo agendo verso noi stessi permettendo alla persona di trattarci in quel modo.
Se siamo in presenza di una doppia violenza dobbiamo in primo luogo interrogarci sulla qualità delle parole che emettiamo. Anche noi stiamo agendo nello stesso modo con l’altro? Ricordiamo che per violenza non si intende solo il turpiloquio, ma anche le parole pronunciate con educazione, ma violente nei contenuti, come quelle prevaricatorie, manipolative, o che fanno leva sui sensi di colpa dell’altro. Se ci rendiamo conto che c’è violenza nelle nostre parole, prima di cercare di correggere gli altri dobbiamo modificare noi stessi.
Quando comunichiamo in modo violento è perché siamo in balia di convinzioni limitanti. A volte alziamo i toni perché crediamo che se li mantenessimo più bassi non verremmo ascoltati, o non saremmo credibili. Alzare i toni è sempre un segnale di impotenza.
OSSERVA I TUOI COMPORTAMENTI
Naturalmente anche i nostri comportamenti e le nostre azioni parlano di noi. Se ci ritroviamo in situazioni che non amiamo, magari in modo ciclico, con ogni probabilità abbiamo delle convinzioni che lo stanno rendendo possibile.
Se, ad esempio, tendo a comportarmi in modo aggressivo e poco rispettoso, con ogni probabilità non avrò un reale contatto col mio potere personale. Anche se pensiamo erroneamente che una persona aggressiva sia più forte è vero esattamente il contrario. Se abbiamo bisogno di mettere più energia nelle nostre azioni o nelle nostre parole è perché crediamo di non essere abbastanza efficaci.
Ma anche il comportamento contrario denuncerà lo stesso squilibrio. Se, cioè, tenderò a essere sempre mite, e a comportarmi nei confronti degli altri con eccessiva condiscendenza, è altrettanto probabile che non abbia contatto col mio potere personale e la capacità di esprimere i miei desideri o di proteggere i miei spazi.
Quando i miei comportamenti sono sopra le righe o sottotono è certo che una convinzione limitante sta influenzando negativamente la mia esperienza.
Ricordare che le parole sono energia, e che l’energia è un potente magnete, ci può aiutare a sceglierle in modo più consapevole. Quando utilizziamo un’energia di bassa qualità, proprio in quel momento ci stiamo sintonizzando con un livello di realtà destinato a non portarci nulla di buono.
OSSERVA I TUOI PROBLEMI FISICI
Anche le malattie – e i disagi fisici in generale – contengono spesso messaggi preziosi. Curare un malessere fisico senza ricercare la possibile causa anche nella sfera emotiva, oltre che in quella fisica, può rivelarsi un grave errore. È ormai risaputo che esistono diversi problemi fisici con una forte componente psicosomatica. Limitarsi a far scomparire un sintomo non significa guarire perché la causa che lo ha originato può ripresentarsi dopo un certo tempo.
Evidentemente non si tratta di rifiutare una medicina che possa alleviare o far scomparire il malessere fisico, si tratta però di evitare di fare solo questo, cercando invece di rintracciare l’emozione collegata al malessere.
Una volta individuata l’emozione legata a quello specifico disagio fisico, potremo andare a cercare anche il pensiero e la convinzione che la causa.
Se vogliamo eliminare definitivamente una condizione patologica dobbiamo quindi anche guarire qualsiasi causa emozionale che possa aver contribuito a crearla. Quando comprendiamo che sono i nostri atteggiamenti mentali a promuovere i nostri disagi fisici, li possiamo modificare e guarire.
OSSERVA LE TUE RELAZIONI
Osservare le nostre relazioni è un altro ottimo sistema per individuare le credenze limitanti. Siamo noi i creatori dello stato attuale dei nostri rapporti, siano essi con il nostro partner, con i nostri genitori, con i nostri figli, con gli amici o con i colleghi di lavoro. E ne siamo responsabili.
Naturalmente è più facile pensare che i problemi di rapporti siano dovuti agli altri o alle circostanze esterne, ma se non saremo capaci di guardare dentro di noi non riusciremo a individuare le vere cause dei nostri problemi, e non potremo quindi neppure guarirle.
Abbiamo il potere di creare rapporti costruttivi e soddisfacenti purché siamo disposti a indagare nel nostro mondo interiore con apertura, curiosità e senza giudizio. Solo se ci assumiamo la responsabilità di trovare dentro di noi le cause dei contrasti che abbiamo all’esterno potremo superarli.
Quando individuiamo le nostre convinzioni limitanti, oltre ad avere la preziosa opportunità di sciogliere i conflitti in atto, potremo essere certi che muteranno anche i nostri comportamenti e il più delle volte eviteremo di innescare altri conflitti analoghi.
Incolpare gli altri per i nostri problemi non porta invece alcun beneficio oltre a un sollievo di breve durata che poi, nella maggior parte dei casi, trascina con sé pesanti sensi di colpa che vanno ad accumularsi al carico che già normalmente portiamo sulle spalle.
Inoltre, se proiettiamo sugli altri la nostra responsabilità non faremo che accentuare il nostro sentimento di impotenza e di frustrazione, che diventerà ancora più insopportabile. Assumersi la responsabilità è un atto di potere e di guarigione.
LA TECNICA DELL’AGGUATO
Aumentare la nostra consapevolezza deve essere un nostro preciso obiettivo. Che cosa pensiamo durante il giorno? Quali sono le emozioni che sperimentiamo? Quali le parole che utilizziamo? Quali i nostri comportamenti? Pur essendo perennemente in compagnia di noi stessi, con ogni probabilità non sapremmo rispondere in modo preciso a queste domande. Per questo la tecnica dell’agguato può esserci molto utile.
È sufficiente tendere degli agguati ai nostri pensieri, alle nostre emozioni e ai nostri comportamenti quando meno ce lo aspettiamo. A questo scopo possiamo servirci di un semplice timer che, dopo un lasso di tempo prestabilito, ci invii un segnale: nel momento preciso in cui udiamo il segnale, dobbiamo portare immediatamente l’attenzione sul pensiero e sull’emozione che caratterizzano quell’istante.
Se ad esempio suona il timer mentre sto preparando una relazione da presentare al mio capo, potrò notare se lo stato d’animo che accompagna il mio lavoro in quel preciso momento è quello dell’entusiasmo e della passione, oppure se c’è un’ansia di inadeguatezza legata a quella prestazione, che posso rilevare se rintraccio, ad esempio, sentimenti di preoccupazione e stress.
Ricordiamo che non possiamo essere neutrali, così come non possiamo non pensare a niente. Ogni nostro pensiero ha un contenuto potenziante o depotenziante, anche quelli che ci sembrano più innocui. Individuare il contenuto delle emozioni che accompagnano i nostri pensieri ci aiuta a conoscerci meglio e ci permette di correggerci quando è il caso.
Se lo ripetiamo con una certa frequenza durante il giorno, e protraiamo questo esercizio per qualche settimana, inizieremo a diventare molto più consapevoli di come funzioni il nostro inconscio. Più impariamo a conoscerci, più avremo potere su noi stessi, compreso il potere di cambiare nella direzione che desideriamo.