A volte abbiamo obiettivi che non sono coerenti con ciò che desideriamo davvero. Sono obiettivi che sono figli di un forte condizionamento del passato. Se riusciamo a raggiungere questi obiettivi faremo sempre un autogol, perché, come un vero e proprio boomerang, ci riporteranno al punto di partenza, ma con un fallimento in più sulle spalle.
Potremmo, ad esempio, avere l’obiettivo di portare a termine qualcosa che magari non ci interessa tanto, perché ci è sempre stato detto che siamo persone inconcludenti, che quando iniziano le cose poi non le finiscono. Potremmo allora sentire l’esigenza di dimostrare agli altri e a noi stessi che non è così. Ma perseguire quell’obiettivo sottrarrà tempo ed energie a ciò che invece veramente ci interessa e ci rappresenta.
Portare avanti qualcosa che non ci appassiona non è una vittoria su quel condizionamento, ma, al contrario, è una risposta in reazione a esso. E quando siamo reattivi verso qualcosa è perché quel qualcosa ci possiede ancora. Non dobbiamo dimostrare a nessuno che siamo in grado di portare a termine le cose, neppure a noi stessi. Dobbiamo, al contrario, individuare con chiarezza ciò che realmente ci interessa e impegnare le nostre energie in quella direzione.
A questo punto è chiaro che esistono due tipi di obiettivi: quelli autentici che nascondo da un desiderio del cuore e quelli figli del condizionamento. Se lavoreremo per raggiungere i primi saremo sulla strada della nostra realizzazione. Ma se inseguiremo i secondi ci allontaneremo da noi stessi e dalla nostra felicità.
Siamo così succubi del condizionamento che, a volte, arriviamo a raggiungere obiettivi controproducenti anche in campo affettivo. Possiamo, ad esempio, vivere dei rapporti belli e autentici, ma se non hanno la forma che ci aspettiamo entriamo in crisi. Pensiamo, ad esempio, che se il nostro partner non ci telefona un certo numero di volte è perché non gli importa di noi. Che se non vuole sposarsi è perché non ci ama abbastanza. Che se ha delle passioni personali, noi veniamo al secondo posto. E così via. Ma, a volte, la realtà può essere molto diversa da come ci appare. Credere che i rapporti debbano avere necessariamente la forma che è nella nostra mente è una trappola del condizionamento.
Dobbiamo imparare ad ascoltarci con discernimento, comprendendo cioè se quelle esigenze che abbiamo nascono davvero dal cuore. E dobbiamo imparare a perseguire solo gli obiettivi che sono veramente nostri. Troppo spesso viviamo per prenderci una rivincita sul passato. Se, ad esempio, avremmo voluto sposarci, ma non ci sono state le condizioni, potremmo adesso cercare di raggiungere quell’obiettivo con la persona sbagliata. Ma questo naturalmente non sarà coronare un sogno, ma lasciare trionfare un condizionamento.
Naturalmente possiamo anche avere sogni autentici che coltiviamo nel nostro cuore da tempo, ma in questo caso non sentiremo la spinta a dover dimostrare qualcosa a qualcuno, neppure a noi stessi. Sentiremo invece la gioia di raggiungere quel determinato obiettivo, senza alcuno spirito di rivalsa. Potremmo dire che quando c’è rivalsa c’è condizionamento. Dobbiamo imparare a distinguere i falsi obiettivi da quelli che invece ci appartengono davvero. Per poi scartare i primi e coltivare i secondi.
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