Un’antica storia narra di un uomo che trova sulla porta di casa un sacco pieno di monete d’oro. Felice le conta e ne trova novantanove. Allora le conta nuovamente convinto che debbano essere cento, ma anche al secondo conteggio risultano novantanove. Indispettito si chiede perché manchi quell’ultima moneta e, invece di essere felice per il tesoro che ha a disposizione, si amareggia per quell’ultima moneta mancante.
Spesso anche noi facciamo così nella nostra vita. Non importa quanto già abbiamo, continuiamo a tenere ferma la nostra attenzione su ciò che ci manca, nell’erronea convinzione che per poter essere felici dobbiamo raggiungere qualcosa di diverso rispetto alla nostra condizione attuale. Ma anche quando otteniamo ciò che desideriamo, riusciamo a goderne solo per poco prima che quello stato mentale di carenza si ripresenti e monopolizzi la nostra attenzione.
La felicità, così come la sensazione che ci manchi qualcosa, sono stati mentali. Per questo non possono essere corretti dal loro interno. Se saremo cioè nello stato mentale della carenza, focalizzati su qualcosa che ci manca, non potremo essere felici, mentre se saremo nello stato mentale della felicità, quello sarà stabile, non importa quante cose ci mancheranno, perché non farà la differenza.
Esistono quindi due tipi di felicità. Il primo tipo è determinato da un picco di umore, uno stato di eccitazione nel quale ci esaltiamo perché è successo qualcosa che è stato di nostro gradimento. Questo primo tipo, più comune, è una felicità falsa, che dipende dalle condizioni esterne e, quindi, instabile. Siamo felici quando le cose vanno come speriamo e infelici quando invece questo non accade.
Poi esiste il secondo tipo di felicità, quella vera. È la felicità come stato mentale, indipendente dalle condizioni esterne. È una scelta. Uno stile di vita. È la decisione di sentirsi appagati già ora, a prescindere da ciò che sta succedendo fuori di noi. Questa felicità abita nel presente, non in un presente ideale, ma nel presente così com’è. Non consiste nell’ottenere ciò che si vuole, anche se naturalmente non lo esclude, ma nel convivere in pace con ciò che esiste nel qui e ora.
Se inseguiremo il primo tipo di felicità, quella legata ai picchi di entusiasmo, allora poi ci troveremo a dover affrontare anche le valli di dolore e frustrazione, perché quel tipo di felicità ha un opposto, e cioè l’infelicità. Ma se invece sceglieremo la vera felicità, non conosceremo questa alternanza di picchi e valli. Perché la felicità autentica non ha opposti, né conosce sensazioni di carenza o di incompletezza. È uno stato della mente che vive nella pienezza, nella pace interiore e nella presenza. Uno stato che è già dentro di noi. Proprio ora.
Necessary cookies are absolutely essential for the website to function properly. This category only includes cookies that ensures basic functionalities and security features of the website. These cookies do not store any personal information.
Any cookies that may not be particularly necessary for the website to function and is used specifically to collect user personal data via analytics, ads, other embedded contents are termed as non-necessary cookies. It is mandatory to procure user consent prior to running these cookies on your website.