CONVINZIONI SULLA SPIRITUALITÀ E SU DIO
Anche se crediamo di avere un’idea di Dio “positiva”, forme-pensiero del passato continuano ad agire nelle pieghe del nostro inconscio, parlandoci di un Dio che giudica e punisce, che raramente è soddisfatto di noi, che ci aspetta al varco per farci scontare i nostri peccati.
Possiamo essere agnostici o atei, ma gli effetti di questi insegnamenti millenari sono nel nostro DNA e non ne siamo certo immuni semplicemente perché abbiamo scelto di non credere. Non funziona così. Al cospetto della divinità ci sentiamo tutti indegni.
L’insegnamento religioso ci ha portato a guardare con sospetto la felicità, la prosperità, il successo, la realizzazione personale: così una parte di noi vorrebbe raggiungere tutto questo, ma un’altra parte si sente in colpa, crede che non sia giusto essere felici se tante persone soffrono. O avere denaro in abbondanza quando scarseggia nella maggior parte del mondo.
Abbiamo interpretato l’umiltà in modo erroneo e crediamo che vivere nella carenza e nel dolore sia un valore, apprezzato e incoraggiato da Dio. Ma questa idea di Dio ci sottrae potere. E non ci rende affatto più spirituali. Solo più infelici.
CAMBIA LE TUE CONVINZIONI LIMITANTI SULLA SPIRITUALITÀ E SU DIO
Ecco le convinzioni limitanti più comuni che abbiamo su questo.
Dio mi giudica
L’idea di un Dio giudicante, che ci mette alla prova e poi ci condanna ogni volta che commettiamo errori, è molto radicata dentro di noi, e mal si accorda con quella di un Dio di amore. Scambiamo Dio per un padre severo e impietoso, attribuendogli i difetti umani. Ma è proprio questo Dio?
Dio mi punisce
Al giudizio e alla condanna segue la punizione: se abbiamo una vita infelice forse è perché non ne meritiamo una felice. Magari agli occhi di Dio risultiamo indegni e quindi quello che viviamo è una sorta di espiazione dei peccati che abbiamo commesso e degli errori che continuiamo a commettere. Secondo questa convinzione dovremmo essere perfetti per piacere a Dio, peccato che la perfezione non sia raggiungibile nella forma umana. E, inoltre, nessun Dio d’amore punirebbe i suoi figli.
Dio vuole che io sia migliore di come sono/mi disapprova
Anche se non sappiamo come Dio ci voglia, una cosa la sappiamo: dovremmo essere diversi, migliori. In realtà crediamo che dovremmo sforzarci di essere sempre al meglio delle nostre possibilità. Questo obiettivo si scontra poi con la realtà che è fatta di momenti in cui riusciamo a dare il meglio, ma anche di altri in cui non lo facciamo. Finché non accetteremo noi stessi con le nostre luci e le nostre ombre, difficilmente riusciremo a concepire un Dio di amore, e continueremo a proiettare sulla sua immagine i nostri limiti molto umani.
Dio si è dimenticato di me
Secondo questa convinzione, Dio ha da fare cose ben più importanti che occuparsi di noi, esseri insignificanti. Dio non ha tempo da perdere. Attribuiamo a Dio il nostro metro di giudizio e le nostre capacità. Dio, in questa convinzione, è una specie di manager d’azienda, mentre noi diventiamo degli impiegatucci di scarsa rilevanza, dei numeri senza volto, verso i quali il capo non ha alcun interesse.
Sono indegno dell’amore di Dio
Dio è senza macchia io no. Come potrei meritare il suo amore? In questa visione Dio ci vuole senza ombra, ma la nostra natura umana è invece duale, fatta di luce ed ombra. Per cui siamo sempre e comunque in difetto. E, di conseguenza, indegni del suo amore. Ma è davvero così?